La supervisione, individuale o di gruppo, è uno dei miei servizi, sia per professionistǝ sia per le organizzazioni.
Essendo ancora poco conosciuta, qui provo a spiegarti come funziona, così che tu possa valutare se è ciò di cui hai bisogno.
Cos’è la supervisione?
La supervisione è un intervento formativo di supporto all’attività professionale.
Quindi, avendo natura formativa, la supervisione non è una consulenza. E infatti, in supervisione non si cerca la risposta alla domanda; ma si esplora la domanda stessa. Non si consiglia, non si assiste, non si risolve; ma si dubita, si discute, si verifica. Si accompagna – la persona o il gruppo – in un percorso di analisi, riflessione e concettualizzazione, volto alla crescita professionale.
La supervisione nasce in ambito psicoanalitico come un’attività di apprendimento, che consiste in un processo di rielaborazione dell’esperienza professionale. Allievi e allieve delle società analitiche devono rivolgersi a un analista espertǝ per discutere una terapia che stanno svolgendo. L’obiettivo è analizzare e rileggere quella terapia e, così facendo, imparare attraverso quell’esperienza.
Dalle società analitiche, la supervisione è poi arrivata alle scuole di servizio sociale e da lì si è poi estesa ad altri ambiti – per esempio quelli sanitario, educativo e filosofico.
Qual è la peculiarità della supervisione?
La supervisione può svolgersi in due diverse modalità: come un servizio in sé oppure come una delle attività proposte all’interno di un percorso più ampio.
Inoltre, esistono diversi tipi di supervisione, che differiscono per l’oggetto trattato. Quattro sono i tipi più conosciuti e praticati: 1. supervisione centrata su casi o situazioni specifiche; 2. supervisione centrata sugli aspetti intrapsichici che influenzano il modo di lavorare; 3. supervisione centrata sulle dinamiche interne al gruppo di lavoro; 4. supervisione centrata su aspetti metodologici e processuali.
In tutti i casi, la supervisione richiede un contesto relazionale democratico. Il rapporto tra cliente e supervisorǝ, cioè, non può basarsi sulla presunta superiorità concettuale del secondo, né essere di tipo gerarchico. La buona riuscita della supervisione dipende dalla capacità del/della professionista di porre domande, stimolare il dubbio e il pensiero critico, favorire l’osservazione e l’analisi, guidare in profondità la riflessione, proporre visioni alternative… e tutto ciò è possibile soltanto, appunto, all’interno di un dialogo aperto e democratico.
In origine, la supervisione aveva anche la specificità di coinvolgere indirettamente una terza persona, ovvero il paziente della terapia oggetto di discussione. Ma spesso è così tutt’ora: in tutti i tipi di supervisione che ho elencato sopra, può capitare che si affrontino aspetti dell’esperienza professionale che riguardano unǝ cliente o utente – seppur magari non in modo strutturato e dichiarato.
Cosa significa fare una supervisione?
Fare un percorso di supervisione significa prendersi cura del proprio mestiere, del proprio benessere professionale e, indirettamente, della propria clientela.
La supervisione permette di: mantenere uno sguardo attento e curioso sul proprio operato; (ri)definire l’apparato metodologico; precisare l’etica professionale; esplorare la relazione con il proprio mestiere; rafforzare le capacità di riflessione, analisi, argomentazione e concettualizzazione; approfondire la conoscenza di sé.
La supervisione di gruppo consente inoltre di: ricostruire la storia del team o équipe; esplorare e significare eventuali eventi significativi; affrontare disaccordi e conflitti; (ri)definire ruoli, mansioni, processi; co-costruire l’identità del gruppo.
Attenzione, però. Discutere e rielaborare la propria esperienza professionale significa crescere e migliorare, certo. Ma, prima, significa accogliere il dubbio, tematizzare gli errori, interrogare le certezze, ricordare le crisi, affrontare vissuti emotivi, cambiare prospettiva. In poche parole: prendere un impegno serio e cor.aggioso con se stessǝ.
Se vuoi organizzare un percorso di supervisione per te o per il tuo gruppo di lavoro, scrivimi.